Categories Di Olio in Vino

La Pasta

Luci, colori, profumi, aromi …

La pasta è l’elemento femminile della tavola. Essa accoglie. Si tratti d’un “sugo” sontuoso o d’un condimento rusticano, lo recepisce amabilmente. Gli ingredienti assai saporosi, al contrario, affermano se stessi con virile decisione. Si dichiarano con prepotenza e possono esser contrastati o completati solo da sostanze di uguale, guerresca invadenza, L’altra si pone – mai s’impone – in umile (all’apparenza) epperò sorniona attitudine. Sembra tirarsi in disparte ma astutamente domina il campo delle cosuetudini alimentari italiane e, ormai, planetarie.

La pasta è disponibile. Conduce il gioco fingendo di soggiacere. Dando a credere di subirlo.
Essa stessa è invece il variegato fondamento di quell’esercizio gastronomico che, coll’intingolo, produce lo squisito cibo finale. Da buona madre dispensatrice, lo partorisce.

Docile e reattiva, la pasta. Solo ad occhi stolti, dimessi. Mai sottomessa, in realtà supporta il “sugo” ma non soggiace. Essa “abbraccia” come un immenso alveo. Avvolgente perché, mai inerte, è sensibile a ogni stimolo.

Non subisce bensì incontra, armonizza, integra, cerca la fusione e il completamento invece della sterile, marziale opposizione.

S’intride, s’imbeve d’ogni umore.

Come la Terra che, non a caso, era attributo delle dee greco-latine dei cereali, da cui pur la pasta discende.

Infinitamente versatile, la pastasciutta. Adattabile ad ogni situazione, condimento, accompagno, vino. Camaleontica. Chiara e cangiante come un elemento lunare nella costellazione alimentare. Ci conquista con la tenerezza cordiale dell’accettazione.

Usa le armi del ricevere e sedurre in luogo che del pretendere e possedere. Quasi non basta a se stessa ma le basta poco: in antico, solo un po’ di cacio grattato.
E si dispone al molto, alle più fervide invenzioni che il capriccio o la tradizione gastronomica possono suggerire. Il suo segreto è in quest’inesauribile disponibilità, nella proteiforme mutevolezza di esiti possibili.

Ritrosa ma voluttuosa. Schiva al gusto, la pastasciutta è prorompente al tatto.

Una sensualità ch’è sotto il segno del contatto carnale, della pura e appagante consistenza.

by Alberto Buratto

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Sauvage

Luci, colori, profumi, aromi …

Estuario della Garonna.
Qui le viti selvatiche vennero addomesticate dando vita al Sauvignon.

Peperone verde, foglia di pomodoro, sentori di bosso, frutto della passione, ginestra, scorza di agrume e mineralità caratterizzano i migliori sauvignon.

Da sempre le migliori espressioni provvengono dalla Loira: vini fruttati, fraganti colmi di sentori di pietra focaia, da cui deriva il termine “fumè”.

Didier Dagueneau, certamente uno dei migliori interpreti di questo vitigno, ha creato una pietra miliare nel Poilly Fumè: il Silex.

Qui la forza e la creatività viene esaltata dai sentori di pietra focaia che si insinuano in una tavolozza di note di frutta e fiori selvatici.

L’eleganza la troviamo vendendo in Alto adige dove il Sauvignon Lafòa ci incanta con le sue note vegetali accompagante da quelle fruttate e speziate.
La freschezza ci accompagna nel bicchiere esaltando gli aromi della salvia e della foglia di pomodoro bevendo il Ronco delle Mele in Friuli.

by Alberto Buratto

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Madreperle Sarde

Luci, colori, profumi, aromi …

Costa nord orientale della Sardegna.
Colgo questo frammento durante una conversazione tra un pescivendolo ed una cliente:

“mi scusi, che differenza c’è tra una vongola ed un’arsella?
le vongole hanno un corno, le arselle due
e con le Telline?
dipende dove siamo: il termine Arselle viene utilizzato alternativamente o per le Vongole o per le Telline. In linea generale con Arselle si identificano delle Telline”.

Guardo la vasca e cerco di capire….sono della stessa classe (bivalva), dello stesso ordine (Veneroida) ma di due famiglie differenti: la vongola appartiene alle Veneridae mentre le arselle alle Donacidae….alla fine mi arrendo e chiedo “per favore due chili di arselle”.

Le degusto con la classica ricetta sarda della Fregola con le arselle.

La fregola consiste in una pasta secca molto simile al cuscus, fatta con semola di grano duro lavorata a mano fino ad ottenere piccole sfere irregolari e rustiche dal sapore del tutto caratteristico assunto con la naturale essiccazione e tostatura.

Dal latino “fricare” (sfregare) deriva probabilmente il termine dialettale “fregula”, che indica l’insieme delle uova deposte dai pesci, ed evoca il caratteristico sfregarsi, appunto, delle femmine contro i sassi al momento di deporle.

Per enfatizzare gli aromi un denocciolato di Bosana dei Pinna ha condito il tutto. Ricavato dalla cultivar Bosana, varietà sarda, da cui si ottiene un olio con profumi di oliva e di cardo.
Al gusto troviamo un richiamo di freschezza vegetale con una delicata componente amarotica speziata che ben s’accompagna alla dolcezza delle Arselle.

Le degusto con l’Iselis Bianco 2010 di Argiolas. Un vino ricavato dalle uve Nasco, vitigno tipico Cagliaritano, e con una manciata di Vermentino per esaltare la freschezza. Appena versato sprigiona delle note tropicali che invitano all’assaggio. E qui un’elegante mineralità accompagnata da una posata freschezza mi accompagna durante l’abbinamento.

by Alberto Buratto

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Perlage estivo

Luci, colori, profumi, aromi …

Le ostriche hanno incantato poeti e governanti La seduzione delle perle ha alimentato nell’antichità le più favolose leggende. Nell’età classica greca e romana a partire da Omero, erano note come piatto raffinato e pregiato e le perle erano considerate fenomeni di condensazione d’ispirazione divina: “lacrime delle Najadi” solidificate, o rugiada sfiorata dal tocco di Venere.

Ne esistono di molteplici varietà, allevate o naturali, di piccole dimensioni (2 cm) e di proporzioni importanti (25 cm). Vivono fino a 70 anni e come gli alberi hanno le linee per contare la loro età. Le più diffuse sono le Bèlon , dalla forma piatta e rotonda tipica della Bretagna, Le Creuse, dalla forma allunfata, le Papillon, le Fines de Claire etc

Se siete in viaggio nel Massachusetts e vi capita di passare per Boston fermatevi da  Neptune Oyster Bar dove Jeff vi accompagna in una degustazione di ostriche inenarrabile. Un’esperienza multinazionale (dal Giappone, al mediterraneo, all’Atlantico al Pacifico), la mia era composta da le Plate di Arcachon (Francia), Island Creek (MA), Pemaquid (ME), Tatamagouche (NS), Kumamoto (WA), Kusshi (BC) e Littleneck Clams (MA).

Cosa accompagnare a questa prelibatezza?

Le ho degustate con un Don Perignon Rosè selezione Oenothèque 1990, lasciato nei lieviti per quasi 20 anni. Un blend di Pinot Nero e Chardonnay, degorgè nel 2007. Un’annata particolaristtima in tutta la regione dello Champagne: dopo un inizio di primavera fenomenale arrivarano delle gelate primaverili che fecero cadere la maggior parte dei fiori. Ne derivò che i grappoli fossero poveri di acini ma pieni di sostanza.

Ricavarono degli ottimi Champagne e la selezione Oenothèque Rosè, grazie all’arte di cantina esalta ancora di più questa particolarissima annata. Al naso è uno Champagne forte ed intenso con profumi esotici fruttati e speziati accompagnati da un struttura suadente che ben si fonde con una voluttuosa consistenza al palato.

Il perlage fino, elegante e continuo rinfresca la bocca tra una Bèlon ed una Kumamoto.

by Alberto Buratto

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Aspettando l’Estate

Luci, colori, profumi, aromi …

Bentornato! Dalla piazza Rossa di Mosca alla meravigliosa piazza Unità d’Italia di Trieste, il salotto di Trieste. Città che viene spesso definita plurinazionale, mitteleuropea. Dal medioevo e per molti secoli soggetta all’Austria, dal 1700 dominata dagli Asburgo grazie ai quali sviluppo un grande porto internazionale ed infine dal 1918 conquistata dall’Italia. Qui mi preparo a dare il benvenuto all’estate con un panino di verdure grigliate ed un calice di vino.

È appena iniziata la stagione delle melanzane! Questo frutto mi ha sempre incuriosito per la varietà gustativa: la Black Beauty, la Bianca ovale, la Gigante bianca di New York, la Larga Morada, la Precoce di Barbentane, la Tonda comune di Firenze, la Violetta lunga migliorata delle cascine, la Violetta lunga Palermitana, la Violetta Nana precoce e la Violetta di Napoli.

Se voglio cercare la speziatura allora suggerisco la Violetta di Napoli con forma allungata e dal sapore più forte e piccante. La mia preferita è la Larga Morada, di colore rosato striato di viola e dal gusto delicato.
Il mio panino era con delle melanzane Larga Morada alla griglia.

Le ho condite con l’olio Extravergine di Oliva Monte Poggiolo Selezione Alina 2009 ricavato dalla cultiva Nostrana di Brisighella. Questa oliva allevata nelle colline dell’Appennino Tosco-Romagnolo dona  un colore verde smeraldo con tenui riflessi dorati. Appena versato si presenta con l’aroma piacevole di erba appena tagliata unita al peperone verde. Alla degustazione ha un sapore leggermente piccante e piacevolmente amarognolo accompagnato dalla struttura vegetale che si ritrova all’olfatto.

Il Verdicchio di Matelica Mirum 20 anni riserva 2008 ha esaltato questo happening! Siamo nelle Marche ed il nome di quest’uva deriva dal colore dell’acino. Anche a completa maturazione è caratterizzato da evidenti sfumature verdi! Un vino ricavato dalle migliori uve Verdicchio della vendemmia 2008 e piccole pennellate provvenienti dalle Cuveé 2000, 2001, 2002, 2003 e 2004.

Nel calice risalta il colore dorato e all’olfatto si apre con freschezza ed eleganza che mi colpiscono e mi affascinano. Un gioco di frutta gialla accompagnata da una struttura minerale lo rendono intrigante. In bocca è un vortice di sensazioni che ben si accompagnano al mio panino e mi fanno desiderare degustarlo assieme ad una catalana.

by Alberto Buratto